In questi giorni va all’asta il marchio Alitalia. Prezzo base 290 milioni di Euro.

Ma sono impazziti?

Il marchio Alitalia è un marchio da dimenticare, è il simbolo di una “bad company” che per troppi decenni ha fornito un servizio scadente a un costo enorme per le tasche dei contribuenti.

E’ il simbolo della letale miscela di cattiva gestione manageriale e sindacalismo miope che l’hanno resa ingovernabile e inguaribile.

Non so se nessuno vorrà mai contaminarsi con quel marchio, ma certamente non a quel prezzo.

E’ anzi probabile che l’asta vada deserta, perché solo attraverso le lenti appannate di un burocrate di stato si può pensare che il marchio in questione valga ancora qualcosa.

Chi comprerebbe il marchio Eternit, quello della defunta azienda che produceva coperture in fibrocemento contenenti amianto?

E intanto i sindacati cercano di traghettare il loro humus ideale di corruzione e incapacità nella nuova compagnia, Ita, nonostante l’Europa abbia dato l’assenso alla sua creazione a condizione di assicurarne la discontinuità con la bad company.

Ita ha già poche possibilità di sopravvivere e crescere nell’attuale contesto, ma non ne avrà nessuna se il sindacalismo d’assalto la spunta. Quei dipendenti Alitalia che dovranno restarsene a casa hanno avuto anni di tempo e generosi “scivoli” per trovarsi altre occupazioni o andare in pensione. Se ne facciano una ragione.

Detto sinceramente, chi è rimasto in Alitalia non è il tipo di collaboratore di cui una start-up come Ita ha bisogno e il contribuente è stanco di finanziare degli incapaci..

Ho lavorato in Alitalia per due anni, dal 1982 al 1984, e ho rapidamente concluso che quell’azienda di scansafatiche, raccomandati e intoccabili politici non era il mio futuro. Sono fuggito alla prima occasione e mi sono redento con una carriera commerciale durata 25 anni.

Ita parte male (non le potevano trovare un nome meno stupido?) ma ha diritto a partire da zero senza alcun handicap.

Non si compete nei cento metri stile libero con un sacco di cemento appeso al collo.

UPDATE del 5 Ottobre 2021.

L’asta è stata un flop. Chi l’avrebbe mai detto?