E ora Greta se ne torna a casa dopo un’improbabile traversata a vela dell’Atlantico (quando hai i venti contrari e due motori da 75CV, cosa fai? Non li usi?) e una stupida polemica con le ferrovie tedesche a causa del treno affollato (la teenager saccente non avrebbe trovato posto in prima classe se non per una parte del viaggio.)
Orrore. Magari la prossima volta i suoi invisibili burattinai prenoteranno per tempo come fanno le persone normali.
Dopo un anno sabbatico in cui Greta ha galvanizzato gli imbecilli e la stampa (lo so, sono sinonimi) e lacerato i nervi alle persone ragionevoli, è arrivato il momento di tornare a casa e tirare le somme dell’avventura ecologista.
Non sarà un bilancio confortante. A parte il furore mediatico, Greta non ha ottenuto nulla di concreto per il futuro del pianeta—ammesso che l’intera montatura avesse quello come scopo.
Il Team Thunberg, però, si è portato a casa il titolo “Persona dell’Anno” conferito a Greta dalla rivista TIME e una serie di riconoscimenti minori. Fonti ben informate dicono che, se vai alla cassa della metropolitana milanese portando tutti quei titoli e due euro in contanti, ti verrà consegnato un biglietto per una corsa.
(E pazienza per il mancato Premio Nobel per la Pace. Anche Obama ha dovuto aspettare i 50 anni per averlo.)
Torna a scuola Greta e prova a vivere da teenager. Tutti abbiamo voluto cambiare il mondo a sedici anni ma solo in seguito abbiamo capito che non è con gli scioperi del venerdì che si ottiene qualcosa.