Mia moglie sostiene che per i nostri due cani ci vorrebbe una settimana con Cesar Millan, il Dog Whisperer di fama televisiva. Io dico invece che ce la possiamo cavare da noi con un percorso formativo più alla portata delle nostre tasche; dopotutto io faccio il formatore e quindi l’esperienza non mi manca. Basterà fare i dovuti aggiustamenti nel passaggio da umani a canidi. In più conosco bene i due soggetti e ho su di loro un discreto ascendente: sono io quello che dà loro da mangiare con maggiore frequenza. La via del cuore di un cane passa di sicuro per lo stomaco e, con un sacchetto di croccantini in mano, so di avere la loro più completa attenzione.

Bene, cominciamo con metodo. Analisi dei fabbisogni formativi.

Hmmm, primo problema: i cani non ritengono di avere particolari bisogni formativi. Sono una specie in grado di cavarsela da sé e la presenza dell’uomo li ha solo abituati a dipendere da lui, ma una volta riportati allo stato selvatico sanno esattamente che cosa fare.

La passione del mio cane Sam per inseguire i sassi che le lancio è chiaramente una metafora della caccia alla preda. OK, le lucertole, i piccioni o i topi non sono così gustosi come i croccantini, ma questa è un’opinione umana, se ci pensate bene. Noi preferiamo un pollo arrosto alla carogna di un volatile. Come la pensa veramente il cane non è dato saperlo e forse è meglio sorvolare.

Bè, partiamo dai fondamentali e cominciamo a proporre loro il corso “Obbedienza e attenzione”.

Ore 9:00 inizio lavori. “Il principio dell’obbedienza”: perché conviene ascoltare i comandi del padrone; ovvero, perché quel bipede con le chiavi della dispensa ne sa più del quadrupede dagli occhi imploranti.

Si mette male però: non siamo ancora al Coffee Break e i cani si sono già addormentati. Nemmeno la proiezione di alcune sequenze de “La Carica dei 101” riesce a galvanizzarli. I cani dei cartoni animati non sono abbastanza realistici per loro.

Anticipiamo tatticamente la pausa pranzo. Si esce a fare una passeggiata nei prati freddi e nebbiosi di una pianura padana a Dicembre.

Mi viene un’ispirazione. E’ evidente che i cani non apprezzano la teoria: il corso dovrebbe trasformarsi in un “outdoor training” per avere successo! (Ma sì. Tanto le diapositive erano noiose anche per me).

Complice il sacchetto di croccantini, ora l’attenzione dei discenti è massima e i risultati spettacolari. Il pomeriggio vola e non riesco a credere al successo dell’idea. I cani si comportano come i loro colleghi che, oltre un secolo fa, collaboravano con Ivan Pavlov nello studio dei riflessi condizionati. Agitare un biscottino assicura il massimo della concentrazione e dell’obbedienza. Non serve nemmeno farli sbavare, appena il comando è eseguito correttamente, appare il biscottino e siamo tutti contenti.

Rientriamo alla base stanchi ma appagati. I cani hanno imparato molto oggi e trottano soddisfatti.

Magari bastasse così poco per ottenere altrettanta attenzione in un’aula di umani.