L’altissimo livello di conflittualità tra l’Amministrazione Trump e gran parte degli organi di stampa è un fenomeno che ha ormai più di due anni, se contiamo anche la campagna elettorale di Donald J. Trump.
Chi vuole un quadro più completo dei continui scambi di accuse e dell’asprezza dei toni, farà bene a visitare dei siti di notizie americani per non doversi accontentare dell’agenzia di stampa nazionale ANSA, dove le notizie sono già filtrate e confezionate ad uso e consumo del PD, o quello che ne resta.
Di norma, l’ANSA si limita a tradurre (e spesso anche male) quanto appare sulla CNN o sul Washington Post, ambedue chiaramente schierati a sinistra.
Il mio consiglio è appunto documentarsi direttamente e trarre le proprie conclusioni invece di accontentarsi di quanto prodotto da intermediari maldestri.
In questo post voglio presentare una serie di termini giornalistici e politici che compaiono spesso sulla stampa americana. Dopo l’ormai arcinoto “fake news”, anche questi termini sono diventati di uso comune e potrà rivelarsi utile esserne al corrente.
Hit-job è un assassinio virtuale, un articolo pubblicato al fine di demolire un particolare individuo con argomentazioni e prove spesso inventate o esagerate. L’attuale tentativo di screditare il giudice Brett Kavanaugh, candidato da Trump alla Corte Suprema, è un classico esempio di political hit-job.
Op-ed (l’abbreviazione sta per “opposite the editorial page” oppure “opinion editorial”). Si tratta di un editoriale firmato da un opinionista esterno alla redazione della testata giornalistica su cui appare.
Puff-piece è quello che in Italia viene spesso chiamato una “marchetta”, un articolo scritto per osannare un individuo o un’azienda senza alcun ritegno e la pur minima obiettività. Quando l’ANSA parla del gruppo Fiat (pardon, del gruppo FCA) si tratta quasi sempre di puff-pieces.
Softball interview. Questa è la classica intervista all’acqua di rose dove l’obiettivo è far apparire l’intervistato in una luce positiva evitando accuratamente domande difficili e temi controversi. Ultimamente la CNN ha intervistato Hillary Clinton, offrendole un’ennesima opportunità per raccontarci a chi questa volta attribuisce la colpa del suo fallimento elettorale nel 2016. (P.S.: non è mai colpa sua).
Bombshell è una notizia esplosiva. La parola è spesso utilizzata senza ulteriori spiegazioni, oppure compare sotto forma di aggettivo precedendo termini come report, story, allegations, declaration e così via.
Leak è la cosiddetta “soffiata”, l’indiscrezione o fuga di notizie. Questo metodo sta diventando così diffuso che non esiste ormai organizzazione indenne da fughe di notizie, anche se in alcuni casi queste possono portare all’espulsione dei responsabili e/o a conseguenze penali. Paradossalmente la soffiata riceve più attenzione di un comunicato ufficiale e tende ad essere più creduta di questo.
Gotcha question. Gotcha sta per “got you”, ossia “ti ho beccato”. Si tratta di domande tranello per far cadere in trappola l’intervistato. Il giornalista ha già le prove per contestare la risposta dell’intervistato dimostrando che ha mentito E’ una tecnica del cosiddetto Gotcha journalism, in cui il reporter non si prefigge l’obiettivo di appurare la verità ma piuttosto di segnare punti per una causa politica. Esempio classico è la celebre intervista di Cathy Newman (dell’inglese Channel 4) al Prof. Jordan Peterson, uno psicologo canadese diventato molto famoso in tempi recenti (anche grazie alla stessa intervista con la Newman) per le sue tesi controcorrente. La Newman continuava a incalzare Peterson interrompendolo, rigirando le sue affermazioni e cercando di incastrarlo. La serenità e la compostezza del canadese nel demolire l’intervistatrice hanno fatto il giro del mondo. L’intervista ha registrato 12 milioni di “hit” su YouTube.