Il rapporto tra il cittadino e l’autorità dipende molto dal tono di voce con cui quest’ultima parla e la sfiducia dell’individuo nei confronti del sistema è proporzionale alla “distanza” percepita.

Paesi come il nostro tendono a stabilire una notevole distanza tra il cittadino e l’autorità. Uno dei metodi preferiti è quello di parlare in maniera complicata, di intimorire con la complessità del messaggio anche quando si potrebbero utilizzare termini semplici.

Un esempio banale?

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Guardate come viene definito un rallentatore su una strada dell’hinterland milanese. Variazione altimetrica.

Possibile che non ci fosse un modo più semplice di descriverlo? Oppure lasciare che l’icona parlasse da sola? Dimenticando per un attimo la folta popolazione extra- comunitaria, la cui conoscenza dell’italiano è tutta da verificare, anche il cittadino medio che è nato ed è andato a scuola in Italia deve pensarci un attimo per capire il significato di questo cartello. Perché usare un termine altisonante (e vagamente fuori luogo: chi gira con l’altimetro in macchina?) invece di una semplice descrizione, come per esempio gobba.

No, l’autorità teme di non essere presa sul serio se parla in termini semplici. È un concetto vecchio di secoli ma funziona sempre. Parlare difficile, alzare la voce per avere il rispetto dei sottoposti. Dopotutto siamo il paese del “severamente vietato”, perché vietato non basta.

Guardate lo stesso rallentatore come viene segnalato in altri Paesi. Negli Stati Uniti si chiama BUMP, un termine imitativo che non lascia spazio a più interpretazioni. Perché chiamarlo in maniera differente e più complicata? Come la maggior parte dei segnali stradali americani, anche questo è a prova di stupido (basta che lo stupido sappia leggere).

Bump

Ma l’autorità in Italia dimostra di preferire il linguaggio complesso della burocrazia. E per autorità non intendo soltanto il funzionarietto che si occupa di segnaletica stradale, ma anche chi stila le procedure di sicurezza destinate agli ospiti degli alberghi, le istruzioni per le uscite di emergenza nei mezzi pubblici (aerei compresi) e tutte quelle comunicazioni farcite di termini pseudo-tecnici che sembrano più sottolineare la propria competenza che trasmettere contenuti essenziali in situazioni di pericolo. Vediamo quindi che anche il privato scimmiotta il linguaggio delle circolari ministeriali, dei decreti, dei regolamenti di applicazione per mutuarne autorità e importanza. Perché la sicurezza è una cosa seria! Un linguaggio semplice che anche un bambino capirebbe è considerato riduttivo.

Qualche giorno fa, nella cabina di un traghetto, mi piegavo dal ridere leggendo le istruzioni plurilingue per l’uso della doccia. “Controllare che la propria condizione fisica sia buona prima di entrare nella doccia“. Che cosa devo fare, mi devo misurare la pressione e fare un elettrocardiogramma prima di aprire l’acqua? Non basterebbe dire: attenzione a non perdere l’equilibrio? Ce lo vedete uno che soffre di sbalzi di pressione a mettersi sotto la doccia in un mare forza 6?

Un tempo il popolo analfabeta si rivolgeva al cerusico e al notaro per farsi spiegare le complessità della medicina e della legge. Oggi, anche se il popolo sa viaggiare in Internet e comunicare in Wi-Fi, l’autorità parla ancora con la stessa voce accigliata e inefficace.