Se la misura della civiltà di un paese è data dallo stato dei gabinetti pubblici e dalla segnaletica, cari amici in Italia siamo messi male.
Se avete il coraggio, entrate al WC di un aeroporto per verificarne lo stato di degrado.
Ma dove sono i gabinetti? Già, non si vede nessun cartello.
No problem, seguite la puzza. Piastrelle rotte, asse divelto, niente carta, la chiusura della porta è difettosa.
Il poverino che deve sedersi fa bene a tenere una gamba tesa a bloccare la porta altrimenti può entrare qualcuno distratto che gli si siede sopra e si libera.
Poi andate in un aeroporto del terzo mondo e trovate che i bagni sono in condizioni migliori. Viene proprio da pensare.
E la segnaletica? L’Italia deve essere il primo paese al mondo per le vendite di GPS, perché girare senza non si può. Chi segue i cartelli é perduto. Chi chiede informazioni per strada è perduto (la gente ormai sa solo dove abita, dove lavora e dov’ è quello che fa la pizza al taglio).
Oggi mi sono avventurato in moto nel comune di Castellanza, una di quelle cittadine attorno a Milano che se le vedi dall’alto dici: ma quella è ancora Milano.
Dalla Madunina a Castellanza non trovi nemmeno venti metri di campagna, però cambi comune almeno sei volte, anche se ti sembra di essere sempre nella stessa città. E io da mezz’ora cerco una strada e non la trovo.
Ti vedo un vigile urbano su una BMW F650, mi affianco e gli chiedo informazioni. Neanche lui sa dov’é questa strada.
Indosso il casco integrale ma lui evidentemente ha capito lo stesso che sto ridendo.
Si giustifica allora: “Sa, io sono di Olgiate Olona”, che è un’altra parte di pseudo-Milano a cento metri da Castellanza, il tutto prima di arrivare a Chiasso, dove allora finisce veramente Milano perché sei in Svizzera.
Nel frattempo, cartelli su cartelli su cartelli. I pali si piegano sotto il peso dei cartelli. “Agriturismo La Raffineria”, “Cucina Emiliana da Ahmed”, “Concessionaria Yamazuki,” “Centro Estetico Rosi Bindi”, “Centro Revisioni T.A. Rocchi”.
Poi, il miracolo! Leggo l’ennesimo cartello: “Brauerei Marocchina Alexanderplatz –200 m a sinistra” e sotto vedo scritta la via che sto cercando. Ce l’ho fatta, ma solo grazie al segnale commerciale.
Giro a sinistra, ma la targa con il nome della via naturalmente sui palazzi non c’é, o forse è coperta da altri cartelli.
In Italia la segnaletica che non manca mai è quella assurda dei nomi in dialetto. Ma chi se ne frega che gli abitanti di Buguggiate la chiamano Bügügià. E chi se ne strafrega che Rho è Comune per la Pace.
Eh sì, perché tu metti su un cartello e hai fatto la tua parte per la pace nel mondo. Comodo, no?