La nave è una potente metafora delle organizzazioni e anche, per estensione, della cosa pubblica.
Il capitano, prevedibilmente, trova il suo omologo nel CEO aziendale come anche nel capo del governo. Tanto vero che in inglese il termine skipper * è utilizzato per indicare non solo il responsabile della condotta di un’imbarcazione, ma anche il leader di una squadra, di un’organizzazione e anche di un’unità militare, come un plotone o una compagnia.
Momenti cupi quindi per la leadership italiana agli occhi del mondo, con gli esempi deteriori e globalmente pubblicizzati di un recente presidente del consiglio dedito al bunga-bunga, al depistaggio e alle patetiche menzogne mentre il Paese andava a fondo e, in tempi ancora più recenti, di un comandante di nave pavido, elusivo e irresponsabile mentre la sua nave toccava letteralmente il fondale del Mar Tirreno centrale (vedi il precedente post di Gennaio 2012).
Tutto questo continua a fare con spietata chiarezza il giro del mondo sulle prime pagine dei giornali, in televisione e nella blogosfera.
Questa immagine del leader tanto vanesio e amante dei privilegi del ruolo quanto subito pronto a eluderne le responsabilità e gli oneri nel momento del bisogno sembra quasi l’elenco dei tratti richiesti per un “leader all’italiana” dal responsabile del casting di una commedia o di un film stranieri.
L’omino meticolosamente attento alla propria immagine (capelli finti l’uno, riccioli da guaglione l’altro) che si sgonfia e diventa un puffo nell’emergenza è purtroppo uno stereotipo negativo che i fatti continuano crudelmente a riconfermare.
Ricordiamo un attimo le sfacciate bugie raccontate al Paese e al mondo dal tristemente noto presidente del consiglio, ascoltiamo la registrazione telefonica delle abiette scuse inventate dal pessimo comandante per non obbedire agli ordini della capitaneria di porto di Livorno e non rimettere piede a bordo.
Ma non basta. Pensiamo al mancato invio del “mayday”, alla disinformazione verso i passeggeri (“è solo un lieve guasto meccanico”), alla scena descritta dallo stesso comandante mentre parla al telefono con la Guardia Costiera: centinaia di persone ancora in attesa di abbandonare la nave mentre gli ufficiali si sono già imbarcati in una scialuppa di salvataggio e osservano senza fare niente.
Tutto questo trova la sua immagine speculare in una casta di politici pronti a minimizzare, a mentire, a mancare ai loro obblighi istituzionali e a pensare solo al proprio tornaconto.
Questi sono i leader per i quali il mondo ci conosce. C’è poco da stare allegri.
(*) L’origine della parola skipper è comunque olandese.