Come tanti milioni di utenti di Google, ricevo anche io una carrellata di video “selezionati” apposta per me sulla base dei miei dati di navigazione pregressi, sui Like che ho dato a determinati video e—vorrei sperare—anche e specialmente sui canali che ho specificamente dichiarato di non gradire.

 

 

In particolare, non sopporto i video dedicati a:

  • Videogiochi
  • Pesca con la lenza o d’altura
  • Deliziosi micetti
  • Mammiferi umanizzati (il cane che canta, la volpe che fischia ecc.)
  • Uccelli parlanti (pappagalli, parrocchetti, ecc.)
  • Ferrovie in miniatura
  • Gossip su celebrità e famiglie reali assortite
  • Veicoli radiocomandati
  • Cartoni animati
  • Trattori, ruspe, mietitrebbia e altri affascinanti mezzi da lavoro
  • Trainspotting, planespotting
  • Musica rilassante, white noise
  • Video in lingue che non parlerò mai, come ungherese, cinese, russo, tailandese, giapponese, cinese, ecc.

Non dimentichiamo che Google sa dove vivo, dove vado a fare la spesa o in ferie, ha un quadro quasi perfetto delle mie conoscenze linguistiche, ma specialmente le basterebbe tener conto di quei generi che non mi interessano affatto per non ripropormeli di continuo..

E invece no, continua a scodellarmi video in hindi su come riparare trattori o filmati di gente che registra i mugolii del suo husky e poi sostiene che corrispondano a parole in russo o in inglese.

A distanza di tempo, Google soffre di demenza senile come Joe Biden e mi rifila video che ho già visto anni fa e ho chiesto di non rivedere.

Mi domando veramente se gli algoritmi glieli fa un cantinaro a Bangalore in cambio di quattro soldi.

E che dire di Amazon, il gigante dell’e-commerce?

Faccio una ricerca online (facciamo finta per comodità che io stia cercando una bibita analcolica in lattine) e alla fine compro una cassetta di 24 lattine di Coca Cola.

Da quel momento parte una serie di mail che esordiscono così:

Ciao XYZ,

Sulla base della tua attività recente, pensiamo che questo ti possa interessare.

Segue l’immagine di una cassetta di 24 lattine di Pepsi Cola con tanto di prezzo e previsioni di consegna.

Ma che gli dice la testa agli onnipotenti gestori delle nostre menti e dei nostri portafogli?