Alla fine è stata proprio la Old Economy a fregare Bin Laden. Se avesse usato una connessione Internet e qualche server proxy forse i Navy SEAL non l’avrebbero beccato.
Le informazioni che ci giungono dal nostro inviato a Rawalpindi dicono che quella sera lo sceicco saudita avesse voglia di pizza. A pochi minuti dal suo fortino abusivo (in questa regione del Pakistan sono un po’ indietro con i condoni edilizi) si trova una pizzeria gestita da due napoletani, Gennaro e Pasquale, che sono fuggiti da Portici per una storia di camorra e sono approdati qui perché sembrava un posto più tranquillo. Vai a immaginare…
Da tempo gli agenti ISI, i servizi segreti pakistani, ritenevano che la residenza di collina di Abbottabad ospitasse qualche pezzo grosso del terrorismo internazionale, ma solo da pochi mesi i sospetti si erano concentrati su Bin Laden. Era quindi solo questione di tempo prima che la sorveglianza elettronica degli USA si concentrasse sul “compound” nel Nord del Pakistan.
In assenza di qualunque collegamento telefonico o informatico, lo sceicco saudita comunicava con l’esterno tramite persone di fiducia che facevano acquisti e svolgevano commissioni per suo conto uscendo dal fortino e andando in città. Una volta al mese, il fattorino prendeva la Land Rover e andava fino a Islamabad a fare provvista di pistacchi e limoncello.
Ma sono stati in particolare i frequenti passaggi dei suoi emissari alla pizzeria Mergellina a destare i sospetti degli osservatori americani e a far partire un’operazione di sorveglianza mirata.
In realtà, Bin Laden abitava in zona da diversi anni e, come spesso avviene col passare del tempo, aveva iniziato a rilassare le misure di sicurezza che circondavano il suo soggiorno segreto. Inizialmente il suo entourage ordinava Pizza Margherita e birra analcolica, il tipo di ordinazione che da quelle parti passa del tutto inosservato.
In tempi più recenti, tuttavia, si era registrata una decisa preferenza per la Pizza Bomba, una ricetta a base di salame piccante e peperoncino, che si dice fosse comparsa proprio su richiesta del saudita nel menu della pizzeria Mergellina insieme a una birra con il 100% di malto italiano.
Il resto è storia, o lo diverrà tra breve. Messo sotto osservazione il messaggero che andava a ritirare le pizze, gli incursori della marina hanno avuto gioco facile nel catturarlo e nell’inviare nel fortino di Bin Laden due di loro accuratamente camuffati e truccati da jihadisti a bordo di un’Ape Piaggio che non era carica di pizze ma zeppa di armi ed esplosivi. Neutralizzate le sentinelle, i due SEAL hanno aperto i cancelli al resto della squadra di incursori e il capo storico di Al Qaeda è finito a faccia in giù nella pizza appena iniziata.
La notizia si è sparsa in maniera fulminea e si dice che a Tripoli il colonnello Gheddafi abbia subito cancellato l’ordine permanente di pizze per il suo bunker, passando per prudenza ai kebab. La prudenza non è mai troppa, o per dirla in inglese “better safe than sorry”, capisc’ ammé.