Come da copione, il dittatore tunisino esce di scena con un carico d’oro che la stampa calcola in una tonnellata e mezza, a spanne 45 milioni di euro.
A suo tempo, il buon Saddam Hussein aveva accumulato una quantità d’oro non precisata e che ha dato adito negli anni alla nascita di varie leggende, speculazioni e perfino film di Hollywood. “L’oro di Saddam” è quasi diventato l’equivalente moderno del tesoro affondato con qualche antico galeone al largo del Nuovo Mondo.
Che cosa fanno intanto i tiranni rimasti? Credono anch’essi nel risparmio, nel gruzzoletto messo da parte e che un giorno servirà a integrare la pensioncina da Leader Fraterno o Padre della Patria?
Poco si sa sui piani di accumulo dell’uomo forte egiziano, Mubarak. In Egitto tutti ne parlano male, ma lo fanno bisbigliando perché i servizi segreti Mukhabarat hanno orecchie dappertutto. Il giovanotto (classe 1923) non sembra contemplare la pensione e già si sono diffuse a varie riprese voci sulla sua morte.
Se Hosni ha intenzione di andare a vivere a Dubai con un cargo pieno di oro, mummie e pezzi di piramidi farà bene a sbrigarsi.
Al confronto Gheddafi (classe 1942) è un giovane virgulto. Ha preso il potere nel 1969 e, se da una parte la sua carriera militare è finita a colonnello, si può permettere di fare lo shampoo ai generali perché lui è il Leader della Rivoluzione.
Difficile dire se il colonnello stia accumulando lingotti sotto la tenda. Di sicuro il suo gruzzolo risiede nelle banche svizzere. Sarà meno pittoresco dell’immagine dell’oro chiuso a chiave in un forziere ma probabilmente più sicuro.
Come faccio a saperlo? Anni fa lavoravo per un’azienda che aveva clienti in Libia. Questi erano una cooperativa di piccoli industriali che compravano in Italia tramite un emissario, naturalmente approvato (anzi imposto) dal regime. Il plenipotenziario arrivava da noi con valigie piene di dollari USA in contanti (per comprare i quali il colonnello concedeva un tasso di cambio agevolato) e acquistava il prodotto da spedire in Libia. Parte della sua commissione la ritirava in contanti, un’altra parte andava pagata su un conto svizzero di Mr. G, che di fatto era suo socio.
Non è impensabile che lo stesso modus operandi sia stato adottato per acquisti ufficiali di altri beni Made in Italy, dagli elicotteri alle macchine operatrici.
Anche Il Leader Fraterno, un domani che i fatti della vicina Tunisia dovessero contagiare la popolazione libica, avrebbe sicuramente abbastanza soldi da parte per vivere una vecchiaia serena.
E questo, inutile dirlo, mi conforta parecchio.