Il resto del proverbio lo sanno tutti, anche se qui l’animale selvatico in questione è più probabilmente l’orso.
Il vizio ricorrente è la folle propensione dell’orso russo a invadere quei paesi vicini che, fino a quel momento, erano stati suoi partner stretti.
E’ notorio come l’invasione dell’Ucraina (la “speciale operazione militare” di tre giorni) stia andando in maniera disastrosa per Putin. A nove mesi di distanza dall’entrata in Ucraina, l’esercito russo che aveva varcato il confine nel Febbraio di quest’anno di fatto non esiste più. Tra morti, feriti e prigionieri è stato letteralmente spazzato via.
Il Cremlino ammette di aver perso meno di 6.000 uomini. Se ciò fosse vero, non si spiegherebbe l’aver lanciato una impopolare e sgangherata mobilitazione per schierarne altri 300.000—questa è la cifra ufficiale—ma in realtà l’obiettivo è rastrellare oltre un milione di coscritti da mandare al macello.
Mentre l’Ucraina ha già riconquistato il 50% del territorio sottratto dalla Russia nella fase iniziale del conflitto, sembra che ora Mosca stia ruminando un’azione militare in direzione sud, lasciando trapelare il suo malcontento nei confronti del Kazakistan.
Nell’enorme paese euroasiatico (che è grande 9 volte l’Italia) vivono meno di 20 milioni di persone, il 15% delle quali di etnia russa.
Cominciate a intravedere i classici pretesti russi per un’invasione?
In aggiunta a quanto sopra, il paese in questione intende sostituire l’alfabeto latino a quello cirillico entro il 2025, cosa che a Mosca non è piaciuta. Nè è stato gradito il sostegno politico del Kazakistan all’Ucraina già espresso ai tempi dell’invasione russa del Donbas nel 2014.
Qualche giorno fa, la TV di stato russa (Rossiya 1) ha ospitato nel talk show di Vladimir Solovyev (poeta di corte dello zar Putin) un politologo di nome Dmitry Drobnitsky, il quale senza mezzi termini si è scagliato contro il Kazakistan tacciandolo di essere un paese nazista e ventilando l’uso delle maniere forti.
Cominciate a intravedere un’altro classico pretesto russo per un’invasione?
Nessuno fa dichiarazioni di questo tenore nello show di propaganda più popolare della Russia senza avere avuto un via libera dall’alto. Ed è così che comincia a delinearsi un disegno strategico più ampio.
Questa volta la scusa non saranno le “provocazioni della NATO”—che tanto hanno convinto i fiancheggiatori di Putin in Italia—ma qualcosa di diverso, anche se è niente affatto originale e fa parte tradizionalmente del menu eversivo di Mosca.
Potrebbe infatti verificarsi un misterioso attacco sotto falsa bandiera, quella raffinatezza russa che è ancora più celebre del caviale.
La minoranza russofona, che abita principalmente il nord del paese ex-sovietico, potrebbe anche insorgere lamentando qualche tipo di discriminazione e sopruso a suo danno da parte del governo del Kazakistan. Già qualche avvisaglia di questa strategia c’era stata agli inizi dell’anno in corso.
Non tutti sanno che il Kazakistan è il principale fornitore mondiale di uranio, con il 32% del totale—e qui si intravede un’altra delle potenziali motivazioni per una seconda operazione militare speciale. (Una terza, in realtà, se contiamo anche l’invasione russa della Georgia nel 2008.)
I mal di pancia del Cremlino nei confronti del Kazakistan hanno creato un certo allarme in quest’ultimo paese, sebbene siano stati da molti archiviati sotto l’argomento “classica tracotanza russa.”
Eppure a Mosca servirebbe proprio ora una facile vittoria per dirottare l’attenzione della sua popolazione di zombie dalla sconfitta in Ucraina celebrando un trionfo del “Russki Mir” sul vicino meridionale.
Tutti questi fattori dovrebbero servire da monito al governo di Astana, perché l’invasione dell’Ucraina è cominciata proprio così.
E visto che ci siamo, anche Bielorussia e Moldova farebbero bene a chiudere la porta a chiave. L’orso russo è in trappola ed è capace di reagire in maniera imprevedibile.