Dopo la Unilever, anche L’Oréal si è affrettata a rinominare tutti I suoi prodotti che nella loro descrizione contengono la parola “whitening”, cioè sbiancante.

Questo, secondo loro, servirebbe a testimoniare la presa di distanza delle aziende dal razzismo e dai fenomeni di discriminazione.

In realtà quanto sopra non è che l’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia dei grandi marchi, che mirano solo a non essere gli ultimi nella corsa al “virtue signaling”, che è il propagare un’immagine virtuosa e aliena da qualunque forma di discriminazione. Quanto sopra, beninteso, solo a parole e sui social media.

Ma così facendo queste aziende dimostrano solo la loro profonda superficialità e idiozia. Che cosa c’è di razzista nel desiderare una dentatura bianca e splendente o una pelle più chiara?

L’idea di fondo è quella di mostrarsi più socialmente “impegnati” della concorrenza. Se non riesci a far crescere il valore del marchio per la qualità del prodotto, devi scimmiottare l’ideologia progressista, non importa quanto stupida.

Ma qualcuno ha chiesto a un focus group di non bianchi se un dentifricio che promette denti candidi li offende davvero?

E cosa fare con i detersivi? Anche qui, seguendo il ragionamento di cui sopra, il rischio è grosso.

Vogliamo bandire le lenzuola o le T-shirt bianche a favore di biancheria nelle tonalità di marrone?

Ma non rischiamo così di offendere la sensibilità di coloro la cui pelle non è marrone? Siamo poi sicuri che africani, indiani e cinesi detestino il colore bianco? Non è per caso un po’ troppo semplicistico?

A mio avviso, questa corsa alla auto-demonizzazione della razza bianca e la frenesia con cui una minoranza di idioti foraggiati da interessi politico-economici si è votata alla distruzione delle statue e dei monumenti del passato e di tutto ciò che è “bianco” è profondamente—sì, è il momento di dirlo—razzista. Perché dico razzista? Perché questo approccio è un insulto nei confronti delle alre razze.

Sono veramente così stupidi i non bianchi da sentirsi emancipati e appagati se si tirano giù le statue dei navigatori europei del passato o se il dentifricio non sbianca più i denti? Non credo proprio.

Non a caso, due terzi dei partecipanti alle manifestazioni di protesta e all’abbattimento delle statue in USA erano bianchi, come sono sicuramente quei dirigenti di Unilever e L’Oréal che hanno fatto la loro patetica pensata. Bianchi che odiano sé stessi e che credono, così facendo, di essere utili a qualcuno.