Belgrado, capitale della Serbia. Città contesa tra gli Asburgo e l’impero ottomano. Rasa al suolo 44 volte mentre gli eserciti opposti si massacravano per conquistarla.

Oggi, Belgrado (che vuol dire città bianca) è meno bianca e smagliante di una volta. A parte alcuni edifici di grande valore storico e artistico, la città predilige i toni del grigio. Il grigio dell’abbandono e dell’incuria.
Un vero peccato. In Belgrado c’è il potenziale di una città da visitare a ogni costo: un’atmosfera da Vienna e una collocazione geografica eccezionale: la confluenza del fiume Sava nel Danubio.

A Belgrado, la manutenzione degli immobili non è una priorità. L’economia è in crisi, il governo è così incapace e chiacchierato da far scuotere la testa ai governanti italiani. Che altro dire? Il risultato è che la gente ha pochi soldi in tasca e all’assemblea del condominio il problema numero uno è pagare il riscaldamento (qui il termometro d’inverno picchia sotto ai meno venti) e la manutenzione della facciata, delle scale e degli ascensori è rimandata ad anni migliori.

Morale: per trovare un ascensore che non sia guasto, vandalizzato, malmesso, sporco e osceno ci vuole una certa pazienza. Non solo, se alla fine lo trovate, domani sarà rotto (pokvaren) e lo rimarrà per giorni o mesi. E questo nel Paese che ha dato i natali a Nikola Tesla, genio dell’elettromagnetismo, nato in Serbia e naturalizzato americano nel 1891.

Ma c’è poco da rallegrarsi, almeno per noi italiani.

Nel Paese che ha dato i natali a Galileo Ferraris (che per combinazione fu un rivale di Tesla) e ad altri scienziati ed inventori nel campo elettrico, provate a trovare una macchinetta che funzioni quando volete stampigliare un biglietto ferroviario. Tre su quattro non funzionano. Alcune sono nastrate e chiaramente inattive, altre semplicemente rotte. Provate ad arrivare in stazione tre minuti prima della partenza e a cercarne una che funzioni.

Ciò nonostante, una volta in treno, si susseguono gli annunci registrati che informano i viaggiatori delle gravi sanzioni a carico di chi viaggi con un biglietto non valido.

Che cosa ci può essere di così complicato (o fragile) in uno stupido congegno elettromeccanico come una macchinetta obliteratrice di biglietti. Credo che la complessità di un cavatappi sia maggiore.

Eppure, la moria di macchinette imperversa. L’Italia high-tech, che vanta Freccerosse e treni TAV a bizzeffe, non riesce a convalidarti il biglietto prima che tu schizzi a Roma a 300 kmh.

E anche la modesta rete metropolitana ha poco da ridere. Trovate una vettura del metro milanese dove l’aria condizionata funzioni. Quelle nuove vi offrono qualche chance in più. Quelle meno nuove, nonostante i mastodontici impianti di condizionamento retrofittati (al costo di perdere cinque o sei posti passeggeri), hanno temperature tropicali.

Coraggio, malinconici ascensori serbi, non siete soli.