Innumerevoli errori di ortografia e frasi sgrammaticate, traduzioni approssimative, mancanza di supervisione editoriale, più programma politico che semplici notizie.

Signore e signori, vi presento l’ANSA, Agenzia Nazionale Stampa Associata. La quinta agenzia di stampa al mondo, ma senza ombra di dubbio la più scalcinata delle cinque.

L’ANSA nasce a Roma nel 1945, quando a nord della Linea Gotica operava ancora un’agenzia di stampa del regime fascista, della quale ANSA fu l’alternativa appoggiata dagli Alleati fino alla fine del conflitto, che sarebbe giunta qualche mese dopo. Nei decenni successivi alla guerra, l’ANSA ha seguito la traiettoria del giornalismo italiano, fatta di affiliazioni politiche, nepotismo e clientelismo.

La più recente crisi della carta stampata investe anche l’ANSA, che è costretta a risparmiare—e si vede. Visitare il sito ANSA.it è un’esperienza avvilente.

Da inguaribile “news junkie” (o notizia-dipendente) che sono, consulto più fonti al giorno e l’ANSA è una di quelle.
Ecco perché sono in grado di dire che questa non è più un’agenzia ma un organo di stampa con un chiaro schieramento politico.
Poco male, dirà qualcuno, visto che la maggior parte delle altre Top 5 ha  fatto la stessa fine.
Peccato che, alla evidente mancanza di imparzialità, si abbini anche un vergognoso degrado nella qualità dei servizi giornalistici.

Già in passato non ho risparmiato critiche a questa Armata Brancaleone del giornalismo.

Oggi mi è bastato dare un rapido sguardo al sito ANSA per constatarne, ancora una volta, l’inarrestabile scadimento.
Nel segnalare il lutto della Francia per la morte dell’ufficiale della Gendarmerie ucciso nell’attentato terroristico di Trebes, ANSA riporta l’hashtag di Twitter che ha raccolto commenti da tutto il mondo: #tousgendarmes. La traduzione ANSA?

Siamo tutto gendarmi.

Ma non basta. Nel riportare la notizia della vittoria della Ferrari al Gran Premio d’Australia, ANSA sottotitola:

“Secondo posto per Hamilton con la Mercedes. Terzo Hamilton.”

E per concludere il tris di cialtronerie, un articolo in prima pagina sulla minaccia terroristica a Roma menziona un cittadino tunisino “appartenente al Daesh”. Nella stessa edizione, l’attentato terrostico di Trebes è attribuito all’ISIS.

C’è qualcuno in ANSA—magari un caporedattore—informato del fatto che ISIS e Daesh sono la stessa cosa? Se il fatto è noto in ANSA, perché confondere gli italiani con due differenti denominazioni della stessa organizzazione terroristica?

O magari, cosa più probabile, due stagisti/e diversi hanno tradotto articoli di fonti diverse senza capire di che parlavano?

La sola, magra consolazione è che una tale accozzaglia di incompetenti è in via di estinzione (sempre che lo stato italiano la smetta di finanziare l’ANSA con i soldi dei contribuenti).