Durante la mia adolescenza infuriava la rivalità tra i sostenitori dei Beatles e quelli degli Stones.

Poi ci fu il partito degli amanti di Londra che sbeffeggiava chi preferiva Parigi. Erano i tempi in cui la Swinging London di Carnaby Street e Abbey Road eclissava l’eleganza senza tempo di Place Vendôme e degli Champs Elysées.

Mentre il primo dilemma si è risolto da solo (nel senso che non me ne frega più niente né di un gruppo né dell’altro), ho ormai preso posizione da tempo votando decisamente a favore di Parigi.

La mia preferenza per la Ville Lumiére nasce anche dal fatto che, avendo abitato a Londra per qualche anno, ho imparato a detestare la capitale inglese dal profondo del cuore.

Ma le prese di posizione sono spesso figlie del momento contingente e dell’età. Non vivo più in Inghilterra da 20 anni e qualcosa potrebbe essere cambiato in me.

Qualche settimana fa ho avuto occasione di ritornare a Londra per alcuni giorni e subito dopo di passare un fine settimana a Parigi. Mi sono posto nuovamente l’interrogativo: meglio Parigi o meglio Londra?

Non è cambiato nulla. Per me vince ancora Parigi, che delle due è la vera città regale e maestosa.

Londra è sempre sciatta e indifferente, una metropoli monocorde che non ti cattura il cuore e sembra sempre più malmessa sotto le mani di vernice fresca.

Parigi è grande e generosa di emozioni, principesca e prepotente.

Attraversare la Senna sul Pont Notre Dame diretti all’Île de la Cité è un privilegio da assaporare, mentre attraversare il Tamigi in un verso o nell’altro serve solo ad andare da qualche parte.

Sostare a Piccadilly Circus, che è poco più di un incrocio infernale, non è la stessa cosa di ritrovarsi davanti all’Arc de Triomphe.

Meglio un pastis al banco in un anonimo baretto parigino che una pinta di bitter in un pub londinese, dove i locali diventano improvvisamente socievoli se hanno bevuto.

A distanza di tanti anni mi ritrovo a pensarla ancora così e, con buona pace degli anglofili che mi leggono, la cosa mi fa molto piacere.