Due brevi considerazioni non di parte sul voto del 26 Aprile 2019.

Un marziano appena sbarcato in Italia e messo davanti ai risultati delle elezioni europee 2014-2019 vedrebbe che il PD è crollato dal 40% al 22%, il Movimento 5S è sceso dal 21% di cinque anni fa al 17% e la Lega è passata dal 6% al 34%.

Lo stesso marziano osserverebbe anche che il partito di Salvini ha raccolto il doppio dei consensi di quello di Di Maio e noterebbe a margine che Forza Italia di Berlusconi si è dimezzata.

Potremo quindi capire la sua perplessità di fronte a due affermazioni molto simili da parte di Zingaretti del PD (“Abbiamo frenato l’avanzata dei populisti”) e Berlusconi di FI (“siamo rimasti un argine contro i sovranisti”). 

Il visitatore interstellare potrebbe inoltre osservare che i due partiti in questione, nelle europee del 2014, avevano collettivamente incassato oltre il 57% dei voti, mentre oggi superano insieme appena il 31%. E se il nostro amico extraterrestre visitasse il sito del Corriere della Sera, potrebbe visionare il grafico che illustra la differenza tra i risultati delle europee 2014 e quelle 2019 passando per le politiche del 2018, dove il rosso indica la predominanza del PD, il verde quella della Lega e il giallo quella del M5S.

I termini “freno” e “argine” del PD e di FI la dicono lunga, anche a un extraterrestre. Sono immagini negative che non riescono a ingannare nemmeno un marziano sprovveduto.

Al PD restano l’ultima roccaforte della Toscana e una crescita di quasi 4 punti sul risultato delle ultime politiche. A Forza Italia, che non raggiunge il 10%, resta ancora di meno.

Eppure il segretario del PD Nicola Zingaretti è riuscito a dire in conferenza stampa che il suo partito, grazie ad una crescita del 3,9% “omogenea” in tutta Italia, “è dopo la Lega il partito che cresce di più “.

Zingaretti avrà dormito poco la notte delle elezioni, pensa il marziano con una calcolatrice alla mano. Quale crescita omogenea? In 5 anni, dalle europee del 2014 a oggi, il PD ha perso quasi la metà dei voti.
Rispetto alle politiche del 2018, il PD ha registrato una debole crescita ma resiste solo in una regione, mentre perde roccaforti simboliche come l’Umbria, i capisaldi emblematici di Riace e Lampedusa, per non parlare della “Stalingrado d’Italia”, il comune di Sesto S. Giovanni nell’hinterland milanese, che è diventato leghista.

Il marziano ora comincia ad accusare un forte mal di testa e non gli si può dare torto. Il contorsionismo verbale degli sconfitti della politica fa lo stesso effetto ai terrestri.