Il Bar dei Grandi Criminali della Storia è orgoglioso di annunciare l’arrivo di un nuovo frequentatore, Fidel Castro.
Fidel, per gli amici il Lìder Maximo, entra a far parte della confraternita di tiranni, autocrati e inveterati sfruttatori del loro popolo che onorano questo modesto locale, situato nel cuore della Svizzera, lontano dai loro Paesi di origine ma vicino ai loro conti in banca.
Qui gli integralisti islamici possono consumare superalcolici, i nazisti raccontare le loro nefandezze senza timore di essere citati e gli esponenti di qualunque regime totalitario sono liberi di condividere le loro esperienze con gente come loro. Una volta alla settimana abbiamo la serata afghana con Osama che cucina spiedini, poi c’è Mao che è un mago del wok, Benito e i suoi magici tortellini, Adolf il genio del wurst e Muammar che sa come si cucina l’agnello.
Fidel, che attendevamo con ansia da anni, ci racconterà come ha fatto a diventare un mito, non certo nel suo paese (il 20% della popolazione di Cuba è scappato), ma nell’immaginario collettivo dei Paesi che non lo hanno sperimentato come dittatore.
Non è un caso che la stampa di sinistra lo ricordi affettuosamente come il “comandante Castro”, stendendo un velo pietoso sulle continue violazioni dei diritti umani di cui si è macchiato, instaurando per quasi 60 anni un regime dittatoriale nell’isola caraibica. Perfino l’ANSA, grottesca parodia di un’agenzia di stampa, si è asciugata una lacrima al suo trapasso, mentre gli emigrati cubani in America (che lo conoscevano meglio dei pennivendoli italici) sono scesi in strada a festeggiare la sua scomparsa.
In attesa di riceverlo nel locale (abbiamo già fatto ampie scorte di rum e sigari), è stato creato dal nostro ufficio marketing un angolo cubano costellato di fotografie nostalgiche, cioè tutte le occasioni in cui i cubani hanno operato come “rivoluzionari a noleggio” per conto della madre Russia, finché beninteso questa è stata in grado di pagare. Grenada, Angola, Venezuela, Ghana sono solo alcuni dei Paesi in cui Fidel faceva “body rental” di truppe cubane su ordine dei sovietici. Abbiamo centinaia di foto elegantemente incorniciate che decorano le pareti del nostro Rincon Cubano raccontando la storia di Cuba come serva sciocca del regime di Mosca.
C’è perfino una dichiarazione autentica in cui Fidel approva l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968, preoccupato per la deriva capitalista del governo di Dubcek. Ah, quanti cari ricordi! Quante battaglie combattute in nome e per conto di Mosca, quanti rubli nelle casse del Partido. Quanti morti, dovremmo aggiungere, ma sui morti è meglio sorvolare, come oggi fanno tutti i fans di Fidel.
Poi, dopo quasi 30 anni di flebo sovietiche, il sostegno al regime cubano si spegne con Gorbaciov e con il successivo crollo dell’URSS. Ma grazie alla spontanea collaborazione della popolazione cubana affamata, l’isola si sostiene come rinomata destinazione del turismo sessuale. Viva la Revolucion, ora non più combattuta sui campi di battaglia ma sui materassi malconci dell’isola caraibica.
Ben arrivato, comandante. Mentre ci prepariamo alla tua serata cubana (ti va bene il Mercoledì?), siamo anche in trepida attesa dei tuoi amici Clinton. Sarebbe la prima volta che accettiamo un’iscrizione collettiva, ma se la sono meritata, ¿verdad?