Eccomi di nuovo a parlare di India.
Questa volta non si tratta di reminiscenze lavorative in quel Paese ma di un corso di comunicazione interculturale che sto preparando per un’azienda italiana.
Un’opportunità commerciale ha portato questa società a interagire strettamente con un partner indiano operante nel mondo dell’informatica e a impostare con esso un intenso rapporto sviluppato principalmente per via elettronica.
Ecco quindi delinearsi una modalità di comunicazione affidata principalmente alla parola scritta e ai dati senza il beneficio del dialogo faccia a faccia, che quasi sempre facilita i rapporti interpersonali.
In queste comunicazioni istantanee ma a distanza entrano in gioco fenomeni quali la differenza oraria, la possibilità di incomprensione sui termini nella lingua franca (l’inglese ovviamente) utilizzati in maniera diversa dai due interlocutori e i problemi legati a una scarsa fiducia reciproca, che possono nascere nei rapporti a distanza.
Il tutto appoggiato sulla tradizionale base della relazione committente/prestatore di servizi che presenta già da sempre una serie di fattori critici.
Altri problemi emergeranno di sicuro durante il corso, che si prospetta quindi particolarmente interessante.
Il mondo dell’informatica, con la sua straordinaria capacità di trasmettere il lavoro via Internet e non via container, presenta una serie di aree grigie e criticità potenziali, molte delle quali sono ancora da esplorare, considerato che solo da pochi anni si sono intensificati i fenomeni di offshoring con il Paese asiatico.
Se nelle collaborazioni tra aziende manifatturiere i tempi rimangono piuttosto lunghi e legati principalmente al traffico marittimo (come avveniva nei secoli scorsi), qui non si parla nemmeno di tempi.
I miei dati trasferiti sul server del partner indiano alle 18:00 ora italiana saranno immediatamente disponibili quando apriranno i suoi uffici domani mattina, che per me sarà ancora il cuore della notte. Analogamente, la mail con i suoi commenti inviatami mentre ancora dormivo sarà lì ad attendermi sul mio PC al momento di iniziare il lavoro.
Eppure, questa eccezionale facilità di scambiarsi i dati può dare luogo a incomprensioni, tensioni e complicazioni. Occorre aggiungere un elemento di umanità all’equazione.
Quei viaggi massacranti verso Est, gli arrivi caotici nel cuore della notte, il tuffo nell’aria calda e umida dagli odori più diversi che sono stati alla base del mio lavoro per 25 anni servivano anche a quello, a stabilire un rapporto umano con il partner. Su quella base lo scambio di corrispondenza, prima per fax e poi per e-mail, poteva svolgersi in maniera più serena e trasparente.