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Siamo a Sofia da qualche ora, dopo 800 km di strade di ogni tipo che ci hanno portati qui da Zagabria.

Ieri sera eravamo a passeggio nella Tkalkica Ulica della capitale croata, gustando l’atmosfera un po’ bohemienne di questa suggestiva strada piena zeppa di bei locali e gremita di gente giovane e allegra.

Oggi invece abbiamo sperimentato un’uscita serale nella capitale bulgara, un’esperienza sconfortante. Città sgangherata, traffico demente, tassisti scostanti, camerieri incapaci. Insomma, un paese dell’ex blocco sovietico che non riesce ancora a voltare pagina.

Peggio per loro. Domani noi ripartiamo e ci dirigiamo su Istanbul.

La strada percorsa oggi ci ha regalato alti e bassi. La noia dell’autostrada croata semideserta da Zagabria al confine serbo, l’attraversamento di Belgrado e il proseguimento fino a Niš (cercando senza successo di restare nel limite di velocità serbo di 120 kmh), seguiti da un centinaio di chilometri di statale piena di TIR fino al confine bulgaro sotto la minaccia di un gigantesco temporale, che finalmente ci ha spruzzati per cinque minuti a mezz’ora di strada da Sofia. Poi l’ingresso in questa città caotica, cialtrona e polverosa.

Domani, dicevo, lasciamo la Bulgaria diretti a Istanbul. Ho promesso ai miei compagni di viaggio di portarli a mangiare pesce in un ristorante del quartiere Sultanahmet.
Spero solo di riuscire a ritrovarlo, perché ormai ci hanno fatto la bocca e, se li deludo, corro il rischio di un ammutinamento…