Ho appena letto un grande libro, The Boys in the Boat, dell’americano Daniel James Brown. Il libro narra la storia vera di 9 ragazzi del Nord Ovest degli Stati Uniti che si ritrovano a vincere la medaglia d’oro di canottaggio alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Si tratta di un gruppo di ventenni dell’Università dello stato di Washington, a Seattle. Ragazzi cresciuti nel periodo della grande depressione del 1929, figli quasi tutti di genitori impoveriti e che devono alternare lo studio ai lavori più disparati, da guardiano notturno a boscaiolo e perfino contrabbandiere.
La loro storia è stata ripresa in un recente documentario americano (The Boys of ’36) ma fu perfino immortalata 80 anni fa dalla documentarista tedesca Leni Riefenstahl, amica di Hitler e incaricata di realizzare un documentario sulle Olimpiadi del 1936 che esaltasse la grandezza della Germania nazista e il suo ruolo in un nuovo ordine mondiale.
Il libro di Brown racconta la storia di uno di questi ragazzi, Joe Rantz, un adolescente abbandonato dalla sua stessa famiglia e costretto ad arrangiarsi per sopravvivere.
Joe approda all’Università dello stato di Washington e viene selezionato per il team di canottaggio delle matricole. Da qui, la storia di questo giovane atleta e dei suoi compagni di squadra si snoda attraverso una serie di vicende sportive e personali per culminare nella loro incredibile performance atletica di Berlino.
E’ un inno alla perseveranza e al lavoro di squadra, un capolavoro fatto di minuziosa ricerca delle fonti e di innumerevoli interviste, tra cui anche quelle con lo stesso Joe Rantz, scomparso a 97 anni nel 2007.
Non sono né appassionato di canottaggio né tanto meno un esperto, ma ho letto il libro tutto d’un fiato e l’ho trovato straordinario. Ne esiste anche un’edizione italiana (Erano Ragazzi in Barca) uscita un anno fa ma la sconsiglio per la sciatteria della traduzione che, già dal titolo, non rende giustizia all’originale. Un esempio? A inizio libro, l’autore cita un titolo di giornale del 1933: “15,000,000 to Get US Relief” (“Sussidio federale per 15 milioni”). La traduttrice, una certa Manuela Faimali, lo fa diventare un improbabile “15.000.000 per salvare gli Stati Uniti.”