Non amo i telegiornali e amo ancora di meno i giornalisti che vi si annidano, ecco perché le notizie le vado a cercare sui siti Web delle agenzie di stampa, italiane e non.
L’ANSA, sedicente “prima agenzia italiana d’informazione”, si rivela puntualmente una delusione. Nonostante essa vanti il motto Affidabilità, Completezza e Indipendenza, in realtà non ha niente di tutto questo. I reportage sono scritti con i piedi (pieni di errori di sintassi e ortografia a livello scuole elementari), certe notizie non sono nemmeno riportate (però compaiono sui siti stranieri) o molto spesso si rivelano opinioni di parte e non notizie.
Prendo ad esempio la “notizia” odierna (21 Dicembre 2015) del terzo dibattito tra i candidati democratici alla presidenza USA E’ un video di 52 secondi che esordisce con “Hillary Clinton senza rivali” e prosegue con “si conferma la frontrunner” “saldamente in testa ai sondaggi” e altre espressioni positive nei confronti dell’ex-segretario di stato, senza menzionare affatto gli scandali (passati e presenti) che ne compromettono l’affidabilità quale potenziale 45° presidente USA. Fin qui, la “notizia” è perfettamente allineata con la posizione dei Democratici americani, per i quali le scorrettezze, le continue menzogne e le violazioni della legge da parte della Clinton vanno passate sotto silenzio. Chi cercava qui pura informazione ha trovato invece una versione di parte. Il video prosegue attribuendo a Hillary un giudizio sul principale candidato repubblicano Donald Trump “è un maestro in buffonate e bigottismo” per i suoi “commenti razzisti e di estrema destra” (quest’ultima frase è un contributo del giornalista ANSA e non della Clinton).
Non intervengo in difesa di Trump, che non apprezzo affatto, ma in difesa della lingua inglese. Passi la traduzione dell’originale buffoonery con buffonate, che mi pare termine troppo vago e leggero, ma la ragione per cui lo scribacchino dell’ANSA andrebbe fustigato, oltre al chiaro e prevedibile schieramento pro-Clinton, è aver tradotto bigotism con bigottismo.
E’ il classico “falso amico”, una parola inglese praticamente identica a una italiana, ma che ha un significato ben diverso. Bigotto, per il vocabolario Treccani, si dice “di persona che mostra zelo esagerato più nelle pratiche esterne che nello spirito della religione, osservando con ostentazione e pignoleria tutte le regole del culto.”
Bigotism, in inglese, è l’intolleranza per le opinioni, le credenze e le convinzioni altrui.
Non c’è dubbio che le due parole, quella inglese e quella italiana, abbiano origini comuni, ma (come nel classico caso di egregio/egregious) hanno oggi significati ben diversi. Da chi si occupa di notizie dal mondo anglofono ci si aspetterebbe una conoscenza dell’inglese di livello superiore alla scuola media, ma in mancanza di questa basterebbe una modesta dose di intelligenza. Che c’entra il bigottismo con le sparate di Trump?
Non basta. In meno di un minuto, il testo ANSA utilizza le parole inglesi: first lady, frontrunner, tycoon. Se da una parte la traduzione italiana di first lady può risultare goffa, non vedo la necessità di utilizzare frontrunner e tycoon se non per fare sfoggio del proprio inglese, per quanto mediocre esso si riveli di fatto. Cara ANSA, quanti tra i tuoi lettori conoscono il significato di quelle due parole?
E poi, una sottigliezza. Per l’ANSA, la Clinton è semplicemente Hillary, come dire una di famiglia. Il rivale repubblicano è invece Donald Trump, o semplicemente Trump.
Lo stesso trattamento amichevole l’ANSA Motori lo riserva a Lapo Elkann, che chiama affettuosamente Lapo nel descriverne un presunto colpo di genio, quello di aver camuffato due Fiat 500 da droidi R2-D2 di Guerre Stellari. Qualche giorno prima, l’ANSA aveva parlato di “Lapo” per un’altra gran trovata, quella di far realizzare dalla Pirelli pneumatici con spalle in vari colori. Che gran mente quel Lapo; e pensare che qualcuno lo ritiene un ragazzino viziato con più soldi che cervello. E ancora: “Lapo a tutto campo“, una sbrodolata enfatica e smielata a firma di un certo Damiano Bolognini Cobianchi, che annuncia—pensate—un libro di Lapo Elkann sulla Fiat 500. Non è chiaro se si tratterà di un libro da colorare o di qualcosa di più convenzionale, nel qual caso almeno si sarà creato un posto di lavoro a progetto, quello del “ghost-writer” che dovrà realizzarlo in nome e per conto del rampollo Fiat. Cobianchi sviolina Elkann come “amatissimo dalla gente”, senza però dire di che gente stiamo parlando. Alla fine, che ci voleva a prendere giù tre nomi e citarli?
Si riconferma ancora una volta la grande attenzione dell’ANSA nei confronti di tutto quanto è collegato alla Fiat, pubblicandone come notizia i comunicati stampa trionfalistici e autoreferenzianti. Dopotutto, quale giornalista è in grado di resistere alle lusinghe della Fiat, come per esempio darti un’auto in comodato gratuito in cambio di un occhio di riguardo. Tanto che male c’è?
Alla faccia dell’indipendenza dell’agenzia di stampa, che in fatto di “marchette” non si rivela più integra delle più spudorate testate automobilistiche.