Se in Italia è caratteristico l’impiego di un tono ampolloso e poco chiaro nell’informazione diretta a cittadini e utenti (e ne abbiamo parlato qualche anno fa nel post Severamente ridicolo), l’apoteosi dell’imbecillità è spesso raggiunta dai messaggi emessi dalle ferrovie.
Quella dell’autoferrotranviere non è tradizionalmente una carriera prescelta dai grandi comunicatori, come anche è possibile affermare che le grandi menti di questo Paese non abbiano fatto il concorso alle poste o in dogana.
Il ferroviere (anche quello che non guida il treno e non ha il fischietto) sceglie un linguaggio vago e al tempo stesso stantio, un registro formale che assicura la scarsa comprensibilità del messaggio. Chiunque osservi per cinque minuti l’andirivieni umano in una stazione si renderà conto di quanto eterogenea sia la popolazione dei passeggeri e quanto essenziali siano quindi la chiarezza e la semplicità degli annunci (se l’obiettivo è veramente quello di fornire informazioni utili).
Ecco pertanto che una voce computerizzata che invita a “disporsi sul marciapiede in relazione alla posizione della carrozza corrispondente al livello di servizio acquistato” rischia di non essere compresa dai più, rivelandosi del tutto inadatta a informare.
Se si voleva invitare i passeggeri a posizionarsi in corrispondenza della loro carrozza, si poteva fare di meglio.
Considerato che molti dei passeggeri sono in grado di navigare su Internet e stamparsi un biglietto (e molti altri riescono a far funzionare la assurde macchinette automatiche che emettono i biglietti), sarebbe anche legittimo credere che essi abbiano – già da tempo e da soli – compreso i vantaggi di prevedere dove si fermeranno le carrozze di prima e di seconda classe. Gli altri, quelli irreparabilmente stupidi, trarranno poco giovamento dalle indicazioni dell’annuncio misterioso blaterato attraverso gli altoparlanti.
La stessa voce sintetizzata invita anche, a intervalli regolari, a non salire o scendere da treni che non siano completamente fermi. Peccato che ormai le chiusure centralizzate delle porte impediscono comunque di farlo.
Non parliamo poi delle traduzioni in altre lingue di annunci che, già in italiano, non brillano per chiarezza e intelligenza. Un cartello adesivo che appare nelle carrozze ferroviarie descrive con dovizia di particolari e illustrazioni tecniche il da farsi qualora si sia costretti a evacuare il treno in una galleria.
A parte l’evidente assurdità di stampare una procedura complicata che nessuno leggerà in caso di emergenza, anche l’uso di exodus per tradurre esodo in inglese la dice lunga. Le alternative (exit, egress, escape) sembravano troppo banali al traduttore e al supervisore delle traduzioni (ammesso che ce ne sia stato uno). Nel dubbio, complicare!
Un altro fiore nello stupidario ferroviario ce lo offre la stazione di Milano Centrale, dove ormai da anni fervono faraonici lavori di ammodernamento, che affiancano futuristiche scale mobili a un bazar terzomondista di venditori ambulanti, vagabondi e ubriachi.
A livello strada, alcuni cartelli indicano e traducono in inglese le varie modalità di salita al piano dei binari. Vediamo quindi Scale Mobili/Escalator, Ascensori/Lifts e un prezioso Tappeto Mobile/Tapis Roulant. Ma qualche ferroviere linguista si è accorto del fatto che tapis roulant è francese?