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Ho ritrovato delle foto scattate in Pakistan oltre venti anni fa.

Guardandole ho immediatamente provato l’oppressione del clima umido, dell’aria pesante, dell’odore di carbonella, di miscela a due tempi e delle folate di gasolio che ti avvolgono.

La scena dantesca raffigurata sopra è Clifton Beach a Karachi. Non ho motivo di credere che sia cambiata troppo. Ci fu una catastrofe ecologica nel 2003, quando una vecchia petroliera greca si arenò riversando in mare 15.000 tonnellate di petrolio, in più lo skyline della costa si è modificato negli anni con il moltiplicarsi di edifici commerciali, torri di vetro e cemento, caseggiati, cinema multischermo e altre strutture.

Insomma, se cambiamento c’è stato, temo che non sia stato per il meglio. Se tornassi oggi a Clifton Beach, scommetto che la spiaggia e l’aria sarebbero le stesse.

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Clifton, dicono le statistiche, è stata per anni una delle spiagge di sabbia più frequentate del mondo e la foto sopra lo testimonia chiaramente.  Altra buona ragione per prendere le statistiche con grande cautela. Questo è il luogo in cui la città di Karachi, con i suoi 13 milioni di abitanti, si arresta al mare. L’acqua non è certo un gran che (il porto commerciale è a brevissima distanza) ma è l’unico mare che puoi raggiungere a piedi o con uno dei milioni di motorini scoppiettanti che infestano la città. Ci sono attrazioni di ogni tipo, comprese le passeggiate in cammello lungo la battigia, ma non troveremo mai elencata Clifton Beach tra le mete del turismo internazionale.

Sarebbe tuttavia errato pensare che l’affollamento dell’arenile corrisponda a quello della città. Con 3.500 abitanti per kmq, Karachi ha una densità abitativa che è la metà di Milano. Chi voglia sperimentare una delle metropoli più densamente popolate al mondo può fare un salto a Mumbai (con 23.000 abitanti per kmq) o visitare Manhattan, che ne conta addirittura 27.000. Ma allora, Karachi è una città a misura d’uomo?

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Da allora sono ritornato a Karachi, ma non ho avuto mai il tempo (né la voglia, lo confesso) di fare il turista.
Dopo il lavoro mi sono rifugiato in albergo, con l’aria condizionata e il frigobar, e al massimo ho aperto la finestra per guardar fuori,  respirare un minuto di quell’aria opprimente e vedere migliaia di corvi volteggiare in cielo.

Se l’affollamento della sua spiaggia e il relativo stato di pulizia bastano a scoraggiare il bagnante medio, non è però la densità abitativa della città a renderla poco attraente. Qui entrano in gioco altri fattori come pulizia, inquinamento, traffico, presenza di monumenti e attrazioni varie. Mettiamoci anche un criterio soft, come l’ospitalità della gente e il quadro è completo.

Ci sono città che proprio non ti ispirano a uscire e mescolarti tra la folla. Karachi è una di quelle.